Scuola di alpinismo Gian Piero Motti

Becco Alto d'Ischiator 2996 m

Accesso: Cuneo, Borgo S.Dalmazzo, poi lungo la Valle Stura fino a Pianche (5 Km dopo Vinadio), qui a sin. per Bagni di Vinadio.

Località di partenza: Bagni di Vinadio 1300 m

Il Becco Alto d'ischiator raggiunto per questo itinerario costituisce una gita scialpinistica veramente completa, anche se non molto lunga, con la divertente cresta finale, non difficile, ma che richiede una certa dimestichezza con l'arrampicata su roccia e misto. Assolutamente indispensabile neve sicura nel canalone che sale al Passo Laris.

Giudizio di Luca (concatenamento con il Corborant, 21-22 maggio 1996): Bellissima gita in un ambiente sempre selvaggio e solitario, molto vario: il succedersi dei laghetti, i canaloni, la cresta del Corborant. Discese tecniche, divertenti, vette aeree, panoramiche. Bello l'edificio del rifugio, per posizione (incantevole il pianoro con il laghetto ...) e linee architettoniche (peccato il luridume all'interno !). Ci sono tutti gli ingredienti per farne una gita da antologia: ciliegina sulla torta, le esili lingue di neve lungo il torrente, fino ai prati fioriti. Voto: 8.

Salita (relazione di Sergio): Dall'auto prendere il vallone di Besmorello e seguire la strada sterrata in direzione della cascata cercando di tagliare i tornanti in prossimità della medesima mediante un comodo sentierino che si ricongiunge alla strada sul pianoro a q. 1900 m (20') posto sopra la cascata stessa. Da qui, se c'è neve, proseguire con gli sci ai piedi mantenendosi sulla dx orografica del fiume fino a che non si arriva in prossimità del rif. Migliorero (2100 m; 1h15') che conviene aggirare sulla dx per evitare i ripidi pendii del suo versante NE. Il locale invernale del rif. ha 8 posti letto e un piccolo tavolo con una panca; la stufa a legna, fumosa ma piacevole per il caldo e l'asciugatura indumenti, e il fornello a gas permettono di cucinare (possibilmente in un pentolino proprio, quello del rifugio è piuttosto schifosetto) ottima pasta e derivati (l'acqua è presente con una fontana sul lato SO del rif.).

Dal rif. ridiscendere ed attraversare il lago (è il lago inf.d'Ischiator), quindi oltrepassarlo lungo la sponda N ed inoltrarsi lungo lo scivolo che adduce al lago di mezzo (2400 m); 1h con i ramponi sui fondi di valanga e sui bei pendii). Arrivati ad un colletto che domina il lago di mezzo puntare in dir. NO al canale che adduce al passo Laris per pendii sempre più ripidi e ricoperti da valanghe (utili i ramponi se la neve è, come si spera, dura) (2750 m; 1h45'). Dal passo è possibile fare la cresta alpinistica in dir. SO fino all'anticima, oppure scendere per pochi metri nel vallone alto del Piz (si è nella parte alta della Bassa di Schiantala) e portarsi sul versante opposto per risalirlo evitando le roccette visibili alla sin.; dopo un tratto ripido (utili sempre ramponi e picozza) si raggiunge una spalla seguita da un altro pendio sostenuto (utile la picozza per appoggio) che brevemente porta in punta (molto aguzza, a volte non c'è spazio per mettere comodamente gli sci !!) (2996 m; 2h15').

Variante di cresta (MV): Dopo un traverso, da sinistra a destra, su un roccione a lama, si perviene ai piedi di un torrione che si sale o per il filo (3', abbastanza esposto) o portandosi in un canale nevoso parallelo, a destra del torrione stesso, caratterizzato da tratti abbastanza ripidi e terminante sulla cresta a monte del risalto. Di qui in vetta per pendii di neve senza difficoltà.

Discesa: Per la via di salita. Notare che se la neve non è molto assestata sul ripido pendio sotto la spalla che precede la cima, conviene evitarlo in discesa costeggiando le rocce che lo sovrastano fino ad un evidente collettino dal quale poi si cala nel valloncello sotto il passo Laris; qui tolti gli sci si risalgono i 20-30 m necessari a guadagnare il colletto dal quale si cala sul ripido canale di prima fino al lago (è opportuno fare la discesa poco dopo che il sole ha cominciato a lavorare la neve per avere un minimo di sostegno, ma nel contempo per evitare il rischio di valanghe o scariche di neve e sassi). Da qui per facili pendii fino alla base del rifugio e poi, cercando di perdere meno quota possibile mantenersi sul versante S del pianoro (destra scendendo); giunti a uno chalet al termine del pianoro, conviene risalire qualche metro raggiungendo una linga di neve che si origina dalle rocce che costeggiano il pianoro, che con vari zig-zag verso destra consente di raggiungere il torrente poco a monte del ponticello da cui si è partiti.

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