Scuola di alpinismo Gian Piero Motti

Traversata Chialvetta-Saretto (attraverso il colle di Enchiausa)

 

Giudizio di Luca (marzo ’98): Partiti con il progetto di salire l’Oronaye, abbiamo poi dovuto cambiare meta per vari motivi: troppo lenti, troppo caldo, troppo tardi. Anche se di fatto è stata un ripiego, la traversata è comunque più che degna, in una ambiente vario e mutevole, talvolta spettacolare: il vallone di Enchiausa quasi dolomitico, irto di guglie e pinnacoli, dominato dai contrafforti del Vanclava e dell’Oronaye, l’ameno pianoro di Apzoi, il tortuoso, scosceso vallone sopra il lago Visaisa, Molta roccia aspra, molta verticalità a tratti assoluta, ma anche intermezzi più gentili e solari. Belle le idee della "truna" e dell’avvicinamento con la luna piena, ma il carico è troppo pesante per quella che sarebbe stata una grossa, complessa gita.

Relazione Sergio-Luca (15.3.98): da Chialvetta 1494 fino a Viviere 1713 seguendo la strada; poi continuare per Prato Ciorliero fino a un cippo con croce (poco dopo il primo tornante), da cui parte il sentiero segnalato (palina) per il colle di Enchiausa. Seguendo il sentiero estivo fra radi larici e massi, in breve si arriva ad un ampio e ameno pianoro circondato da belle pareti. Facilmente visibile, la Grangia Gorra 1914, edificio parzialmente diroccato ma con un paio di camere in discrete condizioni per la notte (1.30 h. in condizioni normali).

Si risale quindi l’ampio vallone di Enchiausa, fiancheggiato più in alto da spettacolari pareti e guglie di sapore dolomitico; un tratto più ripido (al limite dell’aderenza delle pelli con neve molle) precede un tratto di falsopiano, seguito da un ultimi strappo prima del colle (1 h. ca. da q.2350m).

Dal colle si scende dal versante opposto tenendosi di preferenza sul lato destro del vallone, dove la neve era già trasformata. In vista del bivacco Bonelli al laghetto Apzoi 2303 (innevato) tenersi alti per evitare di spingere pochi metri fino a un colletto; con qualche spinta si arriva a un secondo colletto (paline in legno) e quindi, piegando a destra, si entra nel vallone di discesa, superando una imponente barriera rocciosa. Ben visibile a destra la bella, ripida discesa dal colletto del Vallonasso. Si scende quindi per ampi e facili pendii fino al lago Visaisa 1916m, ben identificabile dall’alto; nel tratto prima del lago, occorre sfruttare al meglio la conformazione del terreno per evitare di spingere. In ogni caso, il lago, già parzialmente in disgelo, va superato sulla sponda sinistra. Al termine del lago, occorre togliere gli sci per risalire di una trentina di metri fino a un collettino che immette sul versante di Saretto. A questo punto, si scende in un ampio canalone con radi pini, stando attenti alle insidiose rocce sotto un sottile strato di neve; il percorso è abbastanza evidente, anche se in paio di punti si pone il dubbio se tagliare più a sinistra. Raggiunta una sorta di cava abbandonata (vecchia cisterna e altri rottami metallici), si imbocca una pista da fondo che con una lunga diagonale e un paio di tornanti, ma senza mai dover spingere né togliere gli sci, raggiunge un ponticello sul torrente e quindi Saretto in corrispondenza dell’inizio della pista da fondo, sulla riva del lago (2 h. ca. dal colle, ma con molte soste; 1.30 ore sono più che sufficienti).

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